
IL CASTELLO
Le origini del Castello di Carovigno risalgono all’epoca normanna, quando nacque con una chiara vocazione difensiva, come dimostrano la torre quadrata e gli ambienti sotterranei, tuttora visibili.
A partire dalla fine del XIV secolo, sotto il governo del Principe Raimondo del Balzo, il castello venne ampliato e fortificato con l'aggiunta di una seconda torre, questa volta rotonda. Documenti storici del 1396 e del 1440, legati alla Contessa Maria d’Enghien, ne attestano la progressiva espansione.
Con l'ascesa al trono di Alfonso d’Aragona nel 1442, la Puglia fu interessata da un vasto piano di ristrutturazione delle fortificazioni, in particolare lungo la costa, per contrastare la minaccia delle incursioni turche. A partire dal 1492, il castello assunse la sua caratteristica forma triangolare con l'aggiunta della torre a mandorla, un'innovazione strategica nel panorama militare dell’epoca. Questa torre, ispirata ai progetti del celebre architetto militare Francesco Di Giorgio Martini, rappresenta una delle rarità architettoniche della Puglia, con solo tre esemplari documentati nella regione. Le sue mura imponenti e la forma lanceolata ne fanno un esempio straordinario dell’adattamento delle fortificazioni medievali alle nuove strategie belliche.
Nei secoli successivi, il feudo di Carovigno passò alla famiglia Loffredo, ma fu con le dinastie Padula e Serra che il castello perse progressivamente la sua funzione difensiva, trasformandosi in una prestigiosa residenza nobiliare. Nel 1791 entrò a far parte dei possedimenti della famiglia Dentice di Frasso.
Le ultime significative modifiche avvennero agli inizi del XX secolo, quando l’ammiraglio Alfredo Dentice di Frasso ricevette il castello in dono dal fratello Luigi, in occasione del suo matrimonio con la contessa Elisabetta Schlippenbach, nobile austriaca di origini ungheresi. Tra il 1906 e il 1914, importanti lavori di restauro diretti dall’ingegner Gaetano Marschiczek ne trasformarono la struttura: vennero aggiunti un atrio esterno, un piano nobile sopraelevato e nuove stanze per la servitù. Il castello divenne anche sede di una scuola di tessitura e filatura, contribuendo alla rinascita dell'industria tessile locale, attività che proseguì fino agli anni ’50 del Novecento.
Oltre alla sua storia architettonica e militare, il castello è ricco di simbolismi. L’ingresso è decorato con il motto della famiglia Dentice, "Noli me tangere", e il suo stemma nobiliare. All’interno, numerosi emblemi araldici – tra cui quelli delle famiglie Schlippenbach, Loffredo, Caputo, Granafei e Imperiali – raccontano il susseguirsi delle proprietà nel corso della storia. Tra gli elementi più suggestivi spiccano i grifoni a guardia della scalinata che conduce al piano nobile e diverse iscrizioni in latino incise all’interno delle sale.
Al piano nobile si aprono ambienti di grande fascino, tra cui il Salone di Rappresentanza, la Sala da Pranzo, lo Studio del Conte e le stanze per gli ospiti, impreziosite da pavimenti in cemento seminato, opera dei maestri artigiani Peluso. Particolarmente raffinati sono i camini finemente decorati, presenti in alcune delle sale principali.
Nel corso della sua lunga storia, il castello ha ospitato anche illustri visitatori, tra cui Guglielmo Marconi e il futuro re Umberto II.
Il Castello di Carovigno non è solo un simbolo di potere e difesa, ma è anche un luogo di cultura, innovazione e amore per la natura. La contessa Elisabetta, infatti, lo arricchì con un parco e un orto botanico sperimentale, dove furono coltivate varietà di piante e frutti rari, grazie al contributo del celebre botanico dell’epoca, il Cavaliere Francesco Ingrosso.
Nel 1961, Luigi Dentice di Frasso vendette il castello all’Opera Nazionale per la Maternità. Divenuto proprietà della Provincia di Brindisi a partire dal 1973, il Castello oggi è in concessione al Comune di Carovigno ed è uno splendido contenitore culturale, sede di numerosi eventi, che ospita tra le sue mura la Biblioteca Comunale “S.Morelli”.
Dopo secoli di trasformazioni, il Castello di Carovigno rappresenta un patrimonio storico di inestimabile valore, un autentico punto di riferimento culturale e simbolico per l’intera regione.




SEGRETE
Il Castello è dotato di ambienti sotterranei che si sviluppano per una lunghezza di circa 17,90 metri, a circa 4,80 metri dal piano calpestabile. Si tratta di antiche prigioni, probabilmente di origine normanna, a cui si accedeva attraverso delle botole. Nel corso del restauro avvenuto nel XX secolo, le celle destinate ai prigionieri sono state eliminate. Lungo il corridoio, largo poco meno di 2 metri e alto circa 2,50, sono state poste, già a partire dal XVIII secolo, delle vasche rivestite in pietra per il deposito di olio e di neve.
SEGRETE
Il Castello è dotato di ambienti sotterranei che si sviluppano per una lunghezza di circa 17,90 metri, a circa 4,80 metri dal piano calpestabile. Si tratta di antiche prigioni, probabilmente di origine normanna, a cui si accedeva attraverso delle botole. Nel corso del restauro avvenuto nel XX secolo, le celle destinate ai prigionieri sono state eliminate. Lungo il corridoio, largo poco meno di 2 metri e alto circa 2,50, sono state poste, già a partire dal XVIII secolo, delle vasche rivestite in pietra per il deposito di olio e di neve.
SEGRETE
Il Castello è dotato di ambienti sotterranei che si sviluppano per una lunghezza di circa 17,90 metri, a circa 4,80 metri dal piano calpestabile. Si tratta di antiche prigioni, probabilmente di origine normanna, a cui si accedeva attraverso delle botole. Nel corso del restauro avvenuto nel XX secolo, le celle destinate ai prigionieri sono state eliminate. Lungo il corridoio, largo poco meno di 2 metri e alto circa 2,50, sono state poste, già a partire dal XVIII secolo, delle vasche rivestite in pietra per il deposito di olio e di neve.



